IL Generale dagli Occhi Blu

Prefazione

Il Generale dagli Occhi Blu

Ho accettato volentieri di redigere la prefazione del libro della Dott.ssa Carla Selvestrel. Il lessico è corretto, la scrittura è piacevole e si giunge con scorrevolezza alla fine, in cui si coglie il messaggio che l’autrice vuole mandare. Va detto che l’ambiente militare, in cui ho vissuto per 42 anni, è, per lo più, orientato a ragionare nei termini che vuole il potere, per cui uomini veramente liberi nel mondo militare ce ne sono ben pochi. Del mio corso, 23esimo, durante tutte le battaglie che ho fatto per la libertà e la democratizzazione delle Forze Armate nessuno si è mai fatto vivo per esprimere un pensiero, anche negativo, sul mio operato, che tendeva a democratizzare il mondo dei militari, ancora chiuso in una mentalità oscurantista, e ciò perché su tutti domina la paura. Se i civili sono terrorizzati, i militari lo sono ancora di più. Io sono, come qualcuno ha detto, una mina vagante perché sono fondamentalmente un artista. Nasco artista, pittore, musicista, poi vado a fare il carabiniere. Alla Scuola Ufficiali Carabinieri ho fatto omaggio di un mio quadro, una carica di Pastrengo in carboncino, che quando lo vide Carlo Alberto Dalla Chiesa se lo voleva portare a Milano. Un Pappalardo quindi artista, un Pappalardo anche in parte straniato come mi descrive l’autrice.

Continua Prefazione

Il Romanzo Utopia dell’ Umanità

Quando ho scritto il romanzo: “L’utopia dell’Ummita”, in cui parlo di un incontro da me inventato con un extra terrestre, il Professore Corrado Di Pietro, quando lesse il libro disse: “Non ho mai letto un libro di questo genere. Nella narratologia mondiale non esiste un libro così. Due sono le cose o lei ha incontrato veramente questo extra terrestre oppure l’extraterrestre è lei”.
Non ho saputo rispondere al professore che era un uomo molto severo nelle sue argomentazioni. Ma era anche lui un artista, tant’è vero che mi ha scritto il libretto della mia opera in tre atti “Maria di Magdala”.
All’autrice di questo libro faccio i miei complementi, perché scrivere di Pappalardo che viene spesso tenuto nascosto, non è semplice.

Gen. Antonio Pappalardo

Abu Dhabi

Dicembre 2019

Siamo nel dicembre 2019, esco per fare shopping, perché, a fine mese, vado ad Abu Dhabi in uno degli alberghi più belli del mondo: l’Emirates Palace.
La piazza della città del nord Italia, dove vivo, è vuota, tutto sembra molto strano, mi sento sola, isolata, incrocio una signora con la mascherina, continuo a non capire questa strana atmosfera. Entro in un negozio perché vedo un bracciale che mi piace e, chiedo alla commessa, cosa sta succedendo. Mi risponde che ha appena avuto una discussione con una cliente perché, per farle vedere una collana, si sarebbe lamentata per la sua vicinanza, a suo dire, senza aver mantenuto troppo la distanza. Mi riferisce di essere molto preoccupata, di non aver fatto nulla di male nell’avvicinarsi per mostrarle il monile e che le sembra normale tutto ciò ma, che ha paura di venir licenziata, anche perché, da due settimane, in quel negozio, ha visto davvero poche persone, e, pertanto, c’é anche la preoccupazione di tipo economico.
Io, nel frattempo, compro il bracciale e la commessa mi fa un grande sorriso, lo leggo negli occhi, perché, comunque, anche lei indossa la mascherina. Continuo ad essere perplessa e mi sembra ridicolo tutto quello che succede. Esco dal negozio per tornare nel mio studio, non si vede anima viva, tanto che penso che se qualcuno volesse scipparmi la borsa, avrebbe campo libero.

Virus

Wuhan

Appena arrivo in studio, parlo con la mia compagna e gli descrivo la situazione. E’ una persona super aggiornata, legge diverse riviste e giornali e mi dice che si parla di un possibile virus contagioso scoperto all’interno di un laboratorio di Wuhan. Inizio subito a documentarmi, sono una persona curiosa, ho sete di sapere e voglio capire cosa sta accadendo. Leggo, infatti, di un possibile contagio di un virus all’interno di un mercato cinese, a Huanan dove, negli stessi spazi, si mescolano persone ed animali in scarse condizioni igieniche. Il mio pensiero però, non è di paura, ma di rabbia, ho la sensazione che non ce la raccontino giusta, anche perché i media, cominciano a trasmettere informazioni, spesso, contraddittorie.

Emirati

Pensiero

Il mio unico pensiero è quello di poter partire. Solitamente vado spesso negli Emirati e questo è il secondo viaggio dell’anno e, prego che non mi blocchino, vista la situazione. Io ed il mio compagno speriamo pertanto di partire il prima possibile e, finalmente, partiamo. Appena saliti in aerotaxi per giungere all’aeroporto Marco Polo di Venezia, siamo contenti, anche se non completamente rilassati. La nostra unica preoccupazione del momento, non è il virus, ma la paura di non arrivare negli Emirati Arabi. In aerotaxi, vicino a noi, è seduta una signora simpaticissima, che si sfoga con noi e l’autista, dicendo che non se ne può più. Con un tono piuttosto acceso, ma simpatico, ci dice: “e l’AIDS, e la Sars, e la Mers, e la Spagnola, e la Peste Suina, e la Mucca Pazza, e la Peste Bubbonica ed il Coronavirus, e adesso hanno rotto il c….” Continua … Basta, è ora di dire basta … e ci vogliono fare i tamponi…. Che se li facciano loro i tamponi…. La conversazione continua tra risate, argomentazioni e pause di riflessione sul timore che non ci facciano prendere i rispettivi aerei.

Imbarco

Aeroporto

Finalmente scendiamo, paghiamo l’autista sorridente ed educato ed entriamo in aeroporto. Facciamo il check-in, ma ancora non siamo tranquilli perché ci piacerebbe essere già arrivati a destinazione, anche se, nel frattempo, ogni passaggio fatto, ci rasserena. Eccoci finalmente dentro l’aereo pronti per il decollo, cominciamo a rilassarci un pochino, ma non del tutto. Ogni ora che passa ci sembra come se scalassimo una montagna per arrivare alla cima.

Emirates Palace

Dubai

Finalmente arriviamo all’aeroporto di Dubai, moltissime persone vicino a noi, ma pochi con la mascherina se non qualche cinesina, forse, per la sua tipologia di educazione. Per il resto, tutto sembra tranquillo, anche se si respira psicologicamente un’aria insolita dagli anni precedenti, forse anche per un maggior silenzio all’interno dell’aeroporto. Passiamo la notte in un hotel a Dubai per ripartire il giorno successivo, in taxi, per Abu Dhabi. Il viaggio sembra eterno, anche perché, non vediamo l’ora di arrivare a destinazione. Pur essendo in un hotel molto confortevole e molto bello, non riesco ad addormentarmi, contino a girarmi e rigirarmi sul letto, sento metaforicamente, di non aver ancora “scalato la montagna”, anche se, ormai, sono a due passi dalla meta. Il giorno successivo eccoci prendere il taxi per Abu Dhabi ed in un paio d’ore arriviamo finalmente all’Emirates Palace, soprannominato, da me, il Paradiso terrestre, ed ecco, che “la montagna” è stata scalata. Che pace, diversa dal silenzio dell’interno dell’aeroporto, una pace vera. Che relax, ci voleva proprio, anche se, costantemente seguivamo le notizie italiane, e non, in modo da essere aggiornati sulle vicende e/o sule sgradite sorprese.

Il 7 Gennaio 2020

Purtroppo, infatti, il 7 gennaio 2020, le autorità cinesi confermano di aver identificato un nuovo tipo di virus il coronavirus rinominato 2019-nCOV.
Noi però, pur essendo in un hotel gestito in parte da cinesi, non avevamo nessun sentore in materia di Covid. Tutto procedeva nella normalità, anzi, nella magia di quel posto. Per chi non lo sapesse, l’Emirates Palace è stato fatto con la tecnica Feng Shui, progettato dall’architetto John Elliot RIBA, ha una superficie di 850.000 mq, un parcheggio privato che può contenere 2500 posti auto, un porto ed un eliporto. E’ un palazzo di rappresentanza di un’eleganza particolare dove passo volentieri parte delle mie vacanze e, dove, faccio qualche incontro di lavoro. Le vacanze però finiscono, ed anche le public relations, svolte sempre con la tranquillità che si respira in quel posto. Nel mondo arabo, mi occupo di molte cose, ma negli ultimi anni, principalmente di sport, sono infatti procuratore sportivo di serie A o Premier League, come si preferisce, per l’estero. Durante questo periodo telefono spesso in Italia e mi riferiscono che la situazione non è piacevole, si parla sempre più di polmoniti anomale e di virus strani. Io ed il mio compagno ci interroghiamo se fermarci e prolungare la nostra permanenza negli Emirati, ma, essendo che prima o poi, si deve comunque rientrare, decidiamo, anche se, a malincuore, di ripartire. E’ sempre molto triste rientrare dopo essere stati in un posto così idilliaco, tant’è che in ogni mio rientro, quando sono in taxi, mi commuovo guardando fuori dal finestrino quello che sto per abbandonare, e, che, per qualche mese, non rivedrò. Luci, fiori, palme, grattacieli, deserti di sabbia, mare, si allontanano sempre più dalla mia visione; vedo scorrere queste magnifiche immagini mentre sto percorrendo le strade di Abu Dhabi per arrivare poi in aeroporto e, salita in aereo, rivedere tali meraviglie dall’alto.