Il Generale Antonio Pappalardo

Biografia

Antonio Pappalardo, diplomatosi al Liceo Scientifico “Cannizzaro” di Palermo, frequenta l’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Al termine degli studi militari, viene promosso Tenente. Destinato al comando di un plotone presso la Scuola Sottufficiali dei Carabinieri di Firenze, ottiene il suo primo comando territoriale in Calabria, alla Tenenza Carabinieri di San Marco Argentano in provincia di Cosenza. Promosso Capitano, viene trasferito a Pordenone al comando della Compagnia omonima. In quella sede si distingue per la lotta contro il terrorismo e per l’assistenza alla popolazione nel grave terremoto del 1976 in Friuli, ottenendo la cittadinanza onoraria di Pinzano al Tagliamento e una medaglia d’oro .

Laureato in giurisprudenza

Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Padova e un master annuale in “Studi europei” nell’Istituto “Alcide De Gasperi” di Roma, viene trasferito, con il grado di Maggiore, al Comando Generale dei Carabinieri di Roma dove ricopre diversi incarichi presso l’Ufficio Ordinamento, Ufficio Operazioni, Ufficio Pubbliche Relazioni.

Comanda il Centro Sportivo Carabinieri all’epoca in cui l’Appuntato Tomba primeggia nello sci a livello mondiale.
Consegue una seconda laurea in Scienze della Sicurezza.

Durante la sua carriera di tenente

Nel grado di Tenente Colonnello viene eletto nel 1988 Presidente del COCER Carabinieri (organo di rappresentanza dei Carabinieri), incarico che mantiene sino al 1991.

Nel 1989 l’avv. Fabrizio Fabrizi, poi ucciso in un agguato in Chieti in circostanze mai chiarite, chiede a Pappalardo di sostenere il ricorso dei marescialli e brigadieri dei carabinieri e finanzieri per l’equiparazione agli ispettori di polizia.

Sebbene con il solo COCER Carabinieri, Pappalardo riesce a far vincere il ricorso a ben 23.000 marescialli dell’Arma e a 9.000 Marescialli della Guardia di Finanza, che ottengono arretrati dai 15 ai 30 milioni di lire.

L’incontro con il Presidente della Corte Costituzionale

Storico è il suo incontro con il Presidente della Corte Costituzionale, Ettore Gallo, che seppur invitato dal governo a non far vincere il ricorso ai sottufficiali dei Carabinieri, alla fine, dopo aver ascoltato le giuste argomentazioni di Pappalardo, da ragione a questi ultimi.

Dopo un breve periodo di comando del Gruppo Roma 3, a Frascati, nel 1992 viene eletto alla Camera dei Deputati in una lista indipendente di uomini in uniforme appoggiata al PSDI.

Nel gennaio 1992 riceve un avviso di garanzia per il reato di diffamazione in danno del Comandante Generale Antonio Viesti, per aver detto al GR1, così si legge nel capo di imputazione, “Il Comandante Generale non può essere scelto dalle segreterie dei partiti”.

Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il 2 giugno 1992 viene insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.

Lista Rinascimento Italiano

Nell’aprile del 1992 viene eletto nella lista “Rinascimento Italiano”, con soli uomini in uniforme candidati, appoggiata al PSDI, ricoprendo la carica di Vice Presidente della Commissione Difesa e di Membro della Commissione Finanze.

Nel marzo del 1993, dopo essere entrato nel Gruppo Misto, costituisce il movimento politico “Solidarietà democratica”, con cui si candida a sindaco di Pomezia, ottenendo il 13,9% dei voti, venendo eletto Consigliere insieme a Luigi Martucci, dello stesso Movimento.

Nel 1993 viene eletto Membro della Commissione terrorismo e stragi, occupandosi dell’omicidio di Aldo Moro e dell’abbattimento dell’aereo in Ustica.

Sottosegretario di Stato alle Finanze

Il 6 maggio 1993 viene eletto Sottosegretario di Stato alle Finanze nel governo Ciampi, ma l’11 maggio successivo, il Tribunale militare, pur essendo Pappalardo un deputato, lo condanna a 8 mesi reclusione per la diffamazione a Viesti.

Per questa condanna, Ciampi si aggrappa alla vicenda Tangentopoli e pretende l’estromissione di Pappalardo dal Governo.

A seguito dello scontro Pappalardo/Ciampi, interviene il Presidente della Repubblica Scalfaro, che, pur dandogli ragione, in quanto per un reato di opinione, peraltro in primo grado, non si possono adottare provvedimenti di tal genere, per la prima volta nella storia della Repubblica, chiede a Pappalardo di inghiottire il rospo e di dimettersi.

Nel 1993 viene eletto Membro della Commissione terrorismo e stragi, occupandosi dell’omicidio di Aldo Moro e dell’abbattimento dell’aereo in Ustica.

Sottosegretario di Stato alle Finanze

Pappalardo rifiuta sdegnosamente, per cui il 21 maggio Scalfaro firma il provvedimento di estromissione del governo per “atto dovuto”.
La condanna a 8 mesi viene ridotta in appello a 3 mesi il 19 ottobre 1994 e poi cassata senza rinvio dalla Corte di Cassazione il 2 dicembre 1997, perché “il fatto non costituisce reato”.
Ma a Pappalardo non viene restituita la carica di Sottosegretario.
Nel 1994, rientrato nell’Arma, viene promosso colonnello.
Al termine del mandato parlamentare, riprende la sua carriera nell’Arma, assumendo l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Regione Carabinieri Abruzzo e Molise.
Nel 1996 diventa Vice Comandante della Regione Umbria.
Nel 1998 assume l’incarico di Comandante del 2° Reggimento Carabinieri, con sede in Roma.
Nel 1999 viene nuovamente eletto alla carica di Presidente del COCER Carabinieri.
Sostiene il Comando Generale dell’Arma nella dura vertenza per l’approvazione della Legge sul Riordino dei Carabinieri.

Costituisce il SUPU

Nel 2007 Pappalardo, insieme al Commissario Giuseppe Pino, della Polizia di Stato costituisce il SUPU, Sindacato Unitario Personale in uniforme, che ha l’alto onore di essere presentato in una sala del Senato della Repubblica, dove Pappalardo riesce a far intitolare un’aula a Filippo Raciti, ispettore di Polizia, ucciso nei disordini davanti allo stadio di Catania.

Nel 2011 Pappalardo viene nominato Assessore alla sicurezza nel Comune di Lampedusa.

Essendosi posto a difesa degli interessi degli isolani, viene denunciato dalla DIGOS di Agrigento per aver parlato con “voce vibrante” al telefono con il Sindaco che non concedeva ai suoi conterranei una sala per una riunione.

Il processo/farsa è terminato dopo cinque anni con l’assoluzione piena, non esistendo il reato di “voce vibrante”.

Nell’aprile del 2016 Pappalardo, insieme a diversi esponenti, soprattutto meridionali, costituisce il “Movimento Liberazione Italia”, che si prefigge gli obiettivi di restituire la piena sovranità al popolo italiano e la piena legalità alle massime Istituzioni della Repubblica.

In tale contesto, denuncia alla Procura della Repubblica di Roma i 70 Padri costituenti che nel 1948 inserirono l’art. 75 nella Costituzione, che sottrae la sovranità internazionale al popolo, così da non consentirgli ogni potere di controllo sui diversi accordi internazionali e sull’introduzione dell’euro.

Procura della Repubblica di Roma

La Procura della Repubblica di Roma concorda con le valutazioni del Movimento, auspicando l’intervento del legislatore per l’eliminazione del suddetto articolo.

In prosieguo il Movimento, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale del gennaio 2014, che ha dichiarato incostituzionale la legge elettorale “Porcellum”, denuncia nel 2016 tutti i parlamentari e governanti per usurpazione di potere politico.

Il 21 dicembre 2017, dinanzi alla inerzia della magistratura di Roma, Pappalardo si presenta, con una delegazione del Movimento Liberazione Italia, dinanzi al Quirinale per dichiarare in arresto Sergio Mattarella, eletto nel febbraio 2015 da un parlamento di non convalidati.

Il relativo verbale è consegnato ai Carabinieri della Stazione Roma/Quirinale, che la Procura della Repubblica di Roma non convalida né annulla.

Poiché la nuova legge “Rosatellum” è stata approvata da un parlamento di non convalidati Pappalardo presenta un ricorso al Tar del Lazio per far annullare le elezioni.

La Corte di Cassazione non esamina il contenuto del ricorso in quanto lo stesso doveva essere fatto in  appello al Consiglio di Stato e a tutt’oggi nessun giudice si dichiara competente ad esaminare i delitti che sono stati commessi nella storia più buia della Repubblica, con una stampa del tutto complice e silente.

Nell’ottobre 2018 firma con il Generale Didier Tauzin, portavoce dei Gilet Gialli francesi, la “Carta Europea dei Popoli Liberi e Sovrani”, in cui auspica gli Stati Uniti d’Europa ma non sotto il controllo delle burocrazie e con regole democratiche.

Nel mese di giugno 2019 si candida alle elezioni regionali in Umbria con un programma politico del tutto innovativo che prevede:

  • lo scioglimento di tutti i partiti e movimenti in quanto anticostituzionali;
  • l’introduzione nella Regione Umbria di una moneta complementare “La nuova lira umbra”, per eliminare la forte disoccupazione e incentivare le imprese.

 

Movimento Gilet Arancioni

Il 30 e il 31 maggio 2020 in ben 33 piazze d’Italia riunisce con il Movimento Gilet Arancioni 50.000 persone chiedendo le dimissioni del Governo Conte per i gravi delitti commessi contro la personalità dello Stato.

Il 2 e 3 giugno riunisce in Roma, piazza del Popolo, il popolo italiano per procedere all’arresto di Conte. Ma in piazza si presentano solo in 3.000.

Non c’è il popolo e l’arresto non può essere operato.

Si rinvia tutto al 12 settembre alla riunione dell’Assemblea Popolare in Rimini per approvare il verbale di arresto di Conte e scegliere il giorno e il mese per procedere al suo arresto.

Il 20 novembre 2021, in Roma, Circo Massimo, ben 200.000 cittadini approvano per acclamazione l’arresto dei ministri e parlamentari abusivi.

Accanto alla sua carriera militare e politica, Antonio Pappalardo ha sviluppato una ricca attività artistica, nel campo della musica, letteratura, pittura.